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Festa degli auguri 22 dicembre 2018 alla Badia di Monte San Pietro

FESTE NATALIZIE
COSA SI FA PER RISPETTARE LA TRADIZIONE .

LETTERA DI NATALE PER LE PERSONE CHE TI STANNO A CUORE.

NATALE E’ UNA FESTA DI RICORDI NELL’ERA DEL CONSUMISMO, CHE APPARE ANCORA SOSPESA IN UN ATMOSFERA SENZA TEMPO, MAGICA CON POCO SPAZIO PER LA FANTASIA ED IL SENTIMENTO INDISPENSABILI PER RINNOVARCI ED AFFRONTARE IL FUTURO.
ECCOCI QUA; A SCAMBIARCI GLI AUGURI CERCANDO L’EMOZIONE DI UN TEMPO E NUOVE SUGGESTIONI PER SFUGGIRE AL LOGORIO DELLA FRENETICA VITA QUOTIDIANA.
Chi è cresciuto nel rispetto della tradizione è già partito dal 1 DICEMBRE aprendo la prima finestrella del calendario  dell’AVVENTO ”IL TEMPO DELL’ATTESA DELLA NATIVITÀ” con la voglia di arrivare a scoprire quale sarà l’immagine della ventiquattresima finestra del 24 DICEMBRE, VIGILIA DI NATALE.
Nel frattempo abbiamo realizzato il presepio o presepe(recinto) secondo le indicazioni del primo presepio vivente di San Francesco nel 1223; i materiali e le statuine sono quelli che obbligatoriamente devono esserci; parlando di quello alla bolognese: il muschio, la carta roccia, la paglia per la mangiatoia e la culla, la stagnola e lo specchio per il laghetto ed il torrente, la segatura e la farina per simulare il deserto e la neve, le luci fisse e bianche ed infine la capanna della natività tipo stalla e non la grotta o un nobile palazzo in rovina propri degli affollati presepi classici e napoletani.
Le statuine dei Figurinai obbligatorie nel presepe sono: il gruppo della Natività, dei re Magi, l’angelo, il dormiglione con la fiasca del vino, il pastore con l’agnello sulle spalle e le pecore, il falegname con il banco e la pialla, il centurione romano, il personaggio che guarda al cielo stupito e meravigliato per il grande avvenimento, la massaia che lava i panni ed è
circondata da tutti gli animali domestici: dalle galline ovaiole, alle anatre, oche, galli e capponi; tutte di terracotta, carta pesta o legno per chi possiede un antico presepio o di plastica per chi, con poca spesa, si è comprato quelle nuove made in Cina.
Senza accorgerci di niente, sotto l’anestesia delle tasse Imu, Tari, della fatturazione elettronica e di altre procedure burocratiche che poco hanno a che fare con la spiritualità del Natale, abbiamo superato il giorno 13 DICEMBRE SANTA LUCIA, la santa martirizzata a Siracusa il 304 d.c. a seguito della denuncia di un pretendente deluso, con l’asportazione degli occhi restituiti miracolosamente; vicenda triste ma che Le valse il titolo di protettrice degli occhi e, nei paesi nordici, il titolo di santa della luce e del solstizio d’inverno appena trascorso, il 21 Dicembre.
Dopo queste attività si passa alla tradizione dell’ALBERO, altrimenti dove si mettono i regali per vedere, con un solo colpo d’occhio, quelli da tenere e quelli da riciclare. La leggenda attribuisce l’introduzione dell’albero a Martin Lutero che in una notte nella foresta alzando gli occhi vide, attraverso i rami, luci e stelle scintillanti; importato in Italia alla fine dell’ottocento dalla Germania dalla Regina Margherita, che lo fece allestire al Quirinale, ebbe un successo virale come tutti i prodotti che vengono dall’estero. Un tempo era ornato semplicemente con dolciumi, torroni, mandarini, frutta secca, qualche preziosa e fragile palla colorata ed il pennacchio di guscio d’uovo; oggi vi trovi di tutto di più. Una particolare attenzione si dedicava alle DECORAZIONI FLOREALI, raccolte direttamente nel bosco, che possedevano tassativamente poteri terapeutici singoli o combinati: balsamici, diuretici, antinfiammatori, depurativi, antireumatici ed analgesici e qualche volta allontanavano anche il malocchio, per cui ti ritrovavi in casa l’albero di ginepro, le corone di alloro, il pungitopo ed agrifoglio con le palline rosse e l’immancabile vischio sotto cui baciarsi, ora introvabile ma reperibile fino a poco tempo fa, sulle cime delle vecchie querce esposte a nord e ricche di muffe. La stella di Natale non era ancora arrivata dal Messico; ultimamente la trovi corredata dalle istruzioni per conservarla e farla fiorire anche l’anno dopo; però ci riesce solo chi ha una discreta dose di fortuna.
Con lo scorrere di questo turbinio di cose si arriva alla VIGILIA DI NATALE 24 DICEMBRE; con la gara dei sermoni quelli innocenti dei bambini che parlano di Gesù, San Giuseppe e la Madonna e quelli sbrigativi ed opportunisti degli adulti tipo: SERMOUN ED NADEL L’ACQUA L’AN FA MEL, AL VIN L’UN FA BAUN, A IO DET AL MI SERMOUN. ALLA VIGILIA LA CENA, caratterizzata da un semi digiuno purificatore, aveva la ricetta vincolata: spaghetti al tonno, la misteriosa anguilla che,
misteriosamente partiva e ritornava dal mare dei Sargassi, a volte sostituita dalla frittura degli immortali pesci gatti o baccalà con contorno di cardi in umido, che portano fortuna e, per chiudere il panone, i sabadoni o il panspeziel. Dopo la cena dovevi dire le preghiere di ringraziamento attorno all’enorme zoch di legna che bruciava nel cammino prima di avviarci alla messa di mezzanotte; oggi le cose sono cambiate: per una recente normativa ci sono vincoli anche per bruciare la legna nel camino.
Siamo così arrivati al GIRONE ENOGASTRONOMICO CHE DURA DAL 25 DICEMBRE, GIORNO DI NATALE FINO ALLA EPIFANIA: i bambini mettevano la letterina sotto il piatto di papà e ricevevano un soldo per il salvadanaio, le Rezdore continuavano a litigare sulla preparazione dei tortellini con il brodo di cappone o quello di gallina vecchia, con la noce
moscata o senza, con l’impasto di petto di pollo o di lombo; seguivano le stesse diatribe sulle dimensioni del tortellino grande o piccolo come l’ombelico di Venere, su quali tipi di carne compongono il lesso, su quali odori mettere nel brodo e su come si realizza la salsa verde con la mezzaluna.
Con l’occhio a forma di tortellino e sotto l’effetto dei liquorini (genepy,centerbe, nocino e laurino) e dei brandy, ormai scomparsi, si arrivava al 26 DICEMBRE SANTO STEFANO primo martire cristiano, festa sospesa fra l’abbuffata di Natale e l’attesa del Capodanno dove si consumavano GLI AVANZI e prendeva avvio il rito dei giochi: la bestia, gioco d’azzardo dove si consumano alleanze contro il banco, il mercante in fiera giocato con brigate di amici e l’intramontabile tombola che deriva
dal lotto nazionale fin dal 1530 ed è il passatempo preferito per tutte le fasce d’età.
DA SAN STEFANO SI ARRIVAVA AL 31 GENNAIO SAN SILVESTRO il Papa sepolto a Nonantola che nel 313 d.c che con l’accordo con l’imperatore Costantino rese cristiano l’impero fino allora pagano.
Ed eccoci alla notte di CAPODANNO IL 1 GENNAIO CON IL CENONE cotechino o zampone, purè e le immancabili lenticchie che portano soldi.

Da quella magica notte credo abbia preso inizio:
– la frenesia dei pericolosi falò e fuochi che bruciano disgrazie e peccati,
– il bacio sotto il grappolo d’uva gelosamente conservata dalla vendemmia o sotto il vischio, simbolo di abbondanza, fortuna, amore, benefizi per i campi, gli animali e la rinascita della vita e dei prodotti della terra;
– il giro di auguri di Buon Anno alle signore da parte degli uomini. Vige ancora la superstizione che se la prima persona che incontri è un uomo porta bene e se una donna o un prete porta male. E’ ormai tramontata la leggenda delle calende 12 tuniche di cipolla una per ogni mese dell’anno che a secondo del comportamento del grano di sale inserito si deducevano le condizioni meteorologiche per l’anno nuovo; sapevi così quali erano i mesi asciutti, piovosi o variabili. Concludiamo con L’EPIFANIA 6 GENNAIO in omaggio al personaggio che tutte le feste si porta via, festa della vecchia Befana con il prestigio sminuito dal giovane e maschio Babbo Natale.
La misteriosa Befana durante la notte volava e vola ancora sulla scopa, si cala dai camini lasciando ai bambini doni e carbone inducendoli a compiere i primi esami di coscienza su ciò che è buono e cattivo; la suo popolarità ed alone di magia e tutti i like che riceve sono dovuti al glamour della buona nonna ed alla malizia della strega.
A questo punto credo sia opportuno proteggere i valori e la tradizione di queste feste che hanno come scopo ed obiettivo di rallentare i ritmi della vita, rafforzando la parte spirituale, fantasiosa dell’essere umano insidiata dal consumismo imperante in un mondo pieno di timori e contraddizioni.
Il valore delle festività natalizie, e qui chiudiamo , era ed è quello di ritrovare se stessi, deporre ogni ostilità nella famiglia e con le persone che ti circondano e ti stanno a cuore, ritrovare un pò di silenzio rispetto ai rumori della vita, azzardando qualche pronostico ottimista.
Per L’Accademia del Samoggia
Giuseppe Iannini

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